Depressione e alone depressivo
Depressione
“[…]mi sdraio sul letto di casa mia e comincio a pensare incessantemente all’infinito dell’universo, e mi chiedo tanti perché. Entro così in una profonda crisi “leopardiana” sul significato profondo della vita, sul suo senso, del perché! Comincio a tremare da solo all’idea di dover un giorno morire, mi terrorizza l’idea dell’eternità come reale concetto. In quel mese di agosto del 1995 mi estraneo completamente, non riesco a sorridere di nulla, tutto ma proprio tutto mi sembra privo di ogni senso. Non dormo bene, risvegli continui, l’appetito latita molto, l’ansia mi opprime, nausea mattutina con conseguente vomito. Completo senso d’irrealtà, disistima totale, pensieri suicidi ricorrenti e preoccupanti[…]”
Nella vita può capitare di sentirsi tristi, inerti, scoraggiati, apatici, pervasi da sensi di colpa. Le cause possono essere molte, per esempio un evento specifico come la fine di una relazione, la perdita di un lavoro, la fine di un libro o di una serie tv che ci sono piaciuti, un lutto, una catastrofe vista in televisione. Uno stato di tristezza in seguito a casi come quelli succitati rappresenta il più delle volte una reazione normale, fisiologica, peculiare dell’uomo, della sua sensibilità e affettività. Quando però si parla di depressione, si fa riferimento a qualcosa di molto più durevole, intenso e pervasivo.
La depressione è un malessere che influenza l’intero campo della personalità soggettiva. Il depresso si sente senza energie, intrappolato in uno stato di sofferenza e convinto, con angoscia o disperazione, della negatività della vita. La percezione soggettiva del tempo si dilata in un presente che non concede requie dalla sofferenza, spesso nemmeno nel sonno. Tutto sembra senza speranza o rimedio. Il pensiero si costella di fantasie di fuga, o di suicidio. Spesso i sintomi vengono accompagnati da un senso di tetra confusione, che ottenebra la comprensione del proprio stato d’animo. Non mancano poi sintomi vegetativi, come perdita di appetito, disturbi del sonno, perdita di libido. Il mondo viene visto dal depresso come se indossasse occhiali dalle lenti scure e distorsive: le abitudini più semplici, come alzarsi dal letto o fare la doccia, si fanno via via più difficili e meno sensate; le attività che faceva con piacere diventano ritualismi deludenti; le persone che amava frequentare si fanno distanti, incomprensibili e incapaci di comprenderlo, e anzi, spesso sente sensi di colpa per non avere con loro lo stesso atteggiamento di un tempo.
Al di là dell’alone depressivo
“Da 17 giorni ho perso il mio papà. Inutile dire che mi manca come l’aria. A ciò si aggiungono sensi di colpa estremi. Con i miei ho sempre avuto un rapporto conflittuale, lui taciturno e depresso e a volte scontroso, mia madre ansiosa e colpevolizzante. Sono piombata 5 anni fa in depressione e il tornare indietro nell’infanzia mi ha ricordato tutte le mancanze e la trascuratezza che mi hanno portato a sfogarmi sui miei genitori[…]. In terapia dissi che volevo smettere di essere così irascibile, […]sapevo che se fosse successo qualcosa di brutto ai miei sarei stata divorata dai sensi di colpa. Quel qualcosa è successo e sto come immaginavo. Cerco di ricordare ogni istante, ogni parola sbagliata detta o non detta; un attimo mi ricordo le mie dimostrazioni di affetto, l’attimo dopo uno scatto di rabbia avuto per chissà cosa. Mi sento così in colpa che mi dico spesso che non ho il permesso di piangere[…]”
Carl Gustav Jung, il celebre psicanalista svizzero, era solito dire che la depressione fosse una signora vestita di nero, che bisogna far sedere alla propria tavola e ascoltare. Come si è detto, spesso la depressione è accompagnata da un senso di confusione che ostacola ogni tentativo auto-instrospettivo. Ma basta che il terapeuta o confidente interroghino il depresso per rendersi conto che sotto tale cortina si celi una certa chiarezza di pensiero circa i propri sentimenti di negatività. Attraverso il dialogo e altri strumenti analitici, come l’interpretazione dei sogni, è possibile far emergere sentimenti persecutori, d’inferiorità, d’inutilità, di colpa, eccetera eccetera.
Il depresso, gravato da questi sentimenti più o meno inconsapevoli, si mette in relazione con un mondo che continua a vivere, e allora si sente indegno, infetto, inguaribile, inadatto al mondo.
La rappresentazione interna di sé, cioè il pensiero che il depresso ha di se stesso, appare sporca, insostenibilmente inadeguata alla realtà di tutti i giorni. In altri casi è la vita stessa, la vita di tutti (la rappresentazione interna del mondo) ad essere vissuta come assurda e straziante: il mondo diventa un luogo totalmente negativo e invivibile, un ricettacolo di malignità, nefandezza e barbarie. Tutto appare terribile, ostile e irrimediabile, e non si trova speranza nemmeno nelle relazioni strette. In questi casi più severi possono presentarsi fantasie di liberazione mediante il suicidio. La depressione si presenta nelle forme più svariate, eppure sembrano sempre ruotare attorno a un asse comune, morale, che è fondamentale considerare in sede terapeutica, come spiego