Il disturbo. Come possiamo aiutarti
Innanzitutto, descriviamo i sintomi che caratterizzano il disturbo.
La derealizzazione. Con il termine derealizzazione si intende un’esperienza percettiva di irrealtà che riguarda il mondo, le persone, gli animali e gli oggetti che lo abitano; riguarda infine la realtà stessa. La diagnosi di derealizzazione identifica un’anormale sensazione di irrealtà, di distacco o estraneità nei confronti del mondo, cioè da persone, esseri viventi e oggetti inanimati, nonché dall’ambiente circostante.
La persona può sentirsi come se si trovasse nella nebbia, o come se ci fosse un velo o una parete di vetro tra sé e il mondo, oppure avvolta in una invisibile bolla che non la abbandona mai. In questo stato si ha la sensazione di essere separati dal mondo al punto che questo può apparire distorto e irreale, non riconoscibile: gli oggetti possono risultare di forme e dimensioni diverse, più grandi (macropsia) o più piccoli (micropsia) di quanto ci si attenderebbe in una percezione normale.
Cambia anche la percezione del tempo, il cui scorrere viene percepito come troppo veloce o troppo lento. Emergono delle alterazioni percettive come se non si avesse familiarità con la realtà circostante, che può apparire piatta, senza colore, senza vita. A volte, il mondo sembra un luogo non umano o anche disumano, nel quale gli oggetti e le persone assumono caratteri alieni. Il tono emotivo che accompagna queste percezioni è intessuto di angoscia e di un sottile senso di orrore. Talvolta si insinua una pesante depressione esistenziale, nella quale nulla ha più senso.
La depersonalizzazione. Per depersonalizzazione s’intende invece un’esperienza soggettiva di irrealtà, di distacco o estraneità dal proprio corpo, dalla propria identità e dai propri pensieri, sensazioni, emozioni, sentimenti. Dominano sensazioni disturbanti, come un senso di trasparenza allo sguardo altrui o di non esistenza personale, o di sentirsi fuori dal proprio corpo, come se si fosse un osservatore esterno di se stesso. Come la derealizzazione, anche la depersonalizzazione è associata ad una parziale o generale diminuzione della reattività, simile a una sorta di intorpidimento fisico ed emotivo.
Questa condizione di ottundimento può andare da forme relativamente sopportabili, che i pazienti descrivono come sentirsi distanti dalle cose o poco coinvolti, fino a forme estreme di totale annichilimento e di morte interiore. La persona riferisce allora di provare una strana sensazione di sconnessione dal proprio corpo e di estraniazione di esso, qualcosa di mai provato prima: si sente come se stesse vivendo un’esperienza extracorporea, di totale distacco, come se fosse in un sogno in cui lui è un personaggio o si guardasse all’interno di un film.
Le osservazioni che riporta riguardano le emozioni: «So di avere emozioni, eppure non le sento», i pensieri: «I miei pensieri non sembrano miei», il corpo o parti del corpo: «Mi guardo allo specchio e non mi riconosco», «Osservo il mio braccio, so che è mio, eppure non lo sento tale».
Nella depersonalizzazione, il depersonalizzato osserva il suo stesso corpo come un oggetto estraneo e paradossale. Il corpo, le gambe, le braccia, i lineamenti del volto gli appaiano allora distorti, ingranditi o rimpiccioliti, ha la sensazione che si dilatino mentre vengono adoperati o contemplati, o che siano oggetti giustapposti, come appiccicati, affatto estranei al sentimento che l’Io ha di se stesso, tanto da non riuscire a capire cosa farne e come dirigerne l’uso.
Allo stesso tempo, può accadere che il depersonalizzato possa sentirsi come se si stesse osservando dall’alto o di lato, stupendosi di essere sia il soggetto osservante che l’oggetto osservato, a distanza dalla scena e persino da se stesso. Tutto ciò lo rende estremamente insicuro e inabile, oltre che spaventato, generando uno sentimento di inettitudine pervasivo e destabilizzante.
Il sentimento di estraniazione da se stessi talvolta è freddo e apatico, ma il più delle volte è agghiacciante. Arrivati a questo punto, la necessità di un sollievo relazionale e di una psicoterapia è assoluta.
Prendi contatto con noi. Come vedi, i sintomi possono essere drammatici.
Probabilmente ti ci sei riconosciuto, o temi di potertici riconoscere fra non molto tempo. Non aspettare che il disturbo cronicizzi. Fai un primo passo verso la comprensione del problema e verso la guarigione. Il disturbo è poco conosciuto, poco accessibile ai farmaci e le psicoterapie ordinarie il più delle volte non riescono né a inquadrarlo né tanto meno a curarlo.
Il sito che stai leggendo nasce dalla ricerca del dott. Nicola Ghezzani, che ne ha sofferto da giovane, ne è guarito e ha dedicato la vita alla sua comprensione e soluzione. Il suo percorso di ricerca è documentato dai libri che ha dedicato all’argomento. La creazione dell’equipe di Thedepmind è stata conseguente.
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